Grazie a BeccoGiallo, durante Lucca Comics & Games abbiamo intervistato Liz Climo, che presentava in fiera la sua nuova raccolta di vignette Un’aragosta al giorno. Qui sotto potete leggere la nostra chiacchierata, in cui ci ha parlato del suo passato come animatrice de I Simpson e di come abbia sviluppato il suo stile personale.

 

Ciao, Liz! Benvenuta su BadComics.it!
Dai tuoi lavori è evidente il tuo amore per gli animali. Quali erano i personaggi e le opere che amavi di più da bambina? E quali invece hai apprezzato da adulta e pensi abbiano maggiormente influenzato i tuoi fumetti?

Liz Climo

Da piccola, uno dei miei film preferiti era “Il Re Leone”, l’ho amato profondamente e penso sia stato il primo film che mi abbia realmente fatto appassionare agli animali. C’erano un sacco di razze differenti che erano amiche, un mondo in cui interagivano e una storia che mi ha ispirato a pensare a come avrebbero potuto comunicare gli animali tra loro.

Mi piacevano – e ho continuato ad apprezzarle crescendo – anche le vignette di Gary Larson, quelle credo siano più vicine al tipo di umorismo che uso nelle mie opere. Rappresentava gli animali con un approccio antropomorfo e una sensibilità che li avvicina agli atteggiamenti degli umani: scherzano tra loro e si comportano come se fossero persone.

Graficamente penso che mi abbiano influenzato i libri illustrati di Eric Hill e Shel Silverstein. Guardare i loro disegni, quando ero bambina, in qualche modo ha ispirato il mio stile grafico attuale.

Hai fatto conoscere i tuoi lavori attraverso il web e i social network. In un universo parallelo senza Internet, quale strada pensi avresti intrapreso? 

Ho sempre voluto disegnare strisce per i quotidiani. Quando ero bambina chiedevo sempre ai miei genitori la pagina del giornale con i fumetti per leggerla, speravo di poter fare qualcosa di simile. Non ho nemmeno idea di come le mie vignette siano entrate a far parte delle agenzie di stampa che le distribuiscono ai diversi quotidiani.

Inoltre realizzo cartoline di auguri, un’altra cosa che ho sempre inseguito, perché è un’arena dove puoi sperimentare e realizzare vignette autoconclusive efficaci. Da questo punto di vista, ammiro Sandra Boyten, una delle disegnatrici di cartoline più popolari degli Stati Uniti.

I tuoi personaggi sono abbastanza “generici”: c’è l’orso, il coniglio, il coccodrillo… Hai mai pensato di dare loro un nome e creare un piccolo universo, qualcosa di più elaborato come per esempio ha fatto Walt Kelly con “Pogo”?

Ci ho pensato, ma non credo di essere portata per quel genere di fumetti. La semplicità mi riesce abbastanza bene, costruire un mondo è qualcosa che mi crea più problemi, ma è quello che un po’ alla volta sto cercando di fare con l’orso e il coniglio. È il prossimo passo, vedremo dove arriveranno. Quando mi è stato offerto un contratto per una serie di libri per l’infanzia, mi è stato richiesto di costruire un mondo per Rory il dinosauro e suo padre, mostrando dove abitano. È quello che sto sviluppando anche per l’orso e il coniglio, mentre per gli altri personaggi ho deciso di mantenerli generici, come faceva Gary Larson, così che i lettori possano riconoscersi e proiettare su di loro le proprie emozioni.

Hai lavorato sulla serie animata “I Simpson” per oltre 160 episodi. Quali sono il personaggio e la scena che preferisci?

Do it for her

Il personaggio che mi piaceva di più disegnare era Milhouse, con quel grosso naso rotondo e gli occhiali spessi: un nerd per il quale provavo molta compassione. Il mio personaggio preferito è però Lisa, la voce della ragione all’interno della serie: mentre gli altri commettono errori e si rendono ridicoli, lei dice quello che il pubblico sta pensando, cosa che adoro.

Il mio episodio preferito è “E con Maggie sono tre”, della sesta stagione, prima che io cominciassi a lavorare per “I Simpson”. Homer lavora alla centrale nucleare e si sta sforzando di accettare che svolgerà quella professione per il resto della sua vita. Nel finale copre la targa davanti a lui lasciando visibile la scritta “Fallo per lei”. È una scena bellissima, mi sta venendo da piangere anche in questo momento solo a ripensarci!

Ora ho una figlia, e ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace tantissimo, ma capisco che a volte si debbano fare sacrifici per permettere alle cose di funzionare, anche se spesso non ti entusiasma, ma lo fai per le persone che ami.

Cosa pensi ti abbia insegnato il tuo lavoro sui Simpson che ti è utile anche ora per i tuoi disegni “statici”?

Liz Climo

Il mio lavoro per “I Simpson” era il character layout, in pratica la recitazione nei prodotti animati: ci davano il copione e le tracce audio e dovevamo trovare il modo per rendere tutto il più divertente possibile, in modo rapido visto che non ci potevamo concedere troppi passaggi intermedi. Questo mi aiuta quando ho un’idea e so dove voglio andare a parare, ma non so ancora la strada migliore per arrivare a quel punto. So di dover essere molto chiara senza complicare troppo le cose, ed è un’abilità che ho sviluppato lavorando sui Simpson. Il momento in cui comincio a pensare troppo a una vignetta è l’istante in cui tutto cade a pezzi.

È inoltre molto difficile, per un artista, cambiare drasticamente stile. All’inizio, quando ho cominciato a lavorare sui miei personaggi, sembravano tutti “molto Simpson”. Ci sono diverse serie animate che visivamente ricordano i Simpson, perché tanti animatori si sono formati lavorando per quello show. È per questo che i miei personaggi hanno gli occhi a puntino: è stato un modo per allontanarmi il più possibile da quello che mi veniva quasi automatico, per creare un mio stile più personale.

Visto che vieni dall’animazione, hai mai pensato ad adattare i tuoi lavori in una serie animata?

Ho provato a sviluppare Rory il dinosauro in una forma animata, ma senza grandi risultati. Comunque, dovrebbe essere un cartone per bambini in età pre-scolare, forse qualcosa di educativo. Mi sto concentrando invece sulle mie vignette con gli animali per renderle una sit-com animata per adulti come “The Middle”. In fondo, anche i Simpson sono stati pensati per gli adulti ma possono guardarli tranquillamente anche i bambini. Qualcosa per un pubblico più ampio, in questo senso. Se riuscirò a trovare un modo per realizzarla, mi piacerebbe fosse una serie con episodi da venti minuti.

Ormai sei concentrata sui tuoi personaggi e sulle tue opere, ma c’è qualche personaggio che ami o una serie per la quale saresti disposta a tornare a lavorare come animatrice di un prodotto altrui?

Preferisco i miei personaggi e le mie opere, perché mi permettono di lavorare da sola. Sono passata da uno studio d’animazione circondata da molti altri animatori al lavoro a casa mia. A volte ho bisogno di tempo per avere un’idea e capire come svilupparla, e avere altre persone attorno mi rende ansiosa, perché sento la pressione di dover produrre qualcosa rapidamente. Penso di creare opere migliori quando ho a disposizione tutto il tempo necessario.

Questo vale per i disegni. Riguardo alla scrittura, invece, mi trovo a mio agio collaborando con altre persone, per esempio nella writing room a concepire battute. Qualcosa del genere potrei farlo, anche se tendo a preferire lavorare in isolamento! [Ride]

 

Liz Climo